Accompagno ad una sfumata richiesta di te
Una placida nevrosi mattutina
Ed una parola peregrina
S’insinua nel mio discorso,
Una tua infausta messaggera
Che esausta informa il mio blaterare,
Cincischiare e riaffermare,
Con un secco e dolciastro(d’un dolce putrido e schifiltoso)
"Prego?"
Passivo stillicidio di ogni mia celluletta
Che inerme non s’aspetta
D’esser cinica e reietta
Eppur il tuo
"Prego?"
È lì, fermo e frenetico.
Alacre e chirurgico.
Viviseziona il mio gigante dai piedi di bronzo:
Il mio discorso.
Farcito come tacchinella snobbina
Ignara d'esser parente del forno
Pensa sia un nuovo giorno
O come il tacchino che a mezzodí
Porta il becco alla mano
E l’umano rimbrotta e strozza,
Io, lì, nella cunetta
Creata in una goletta del discorso
Immobile come un torso
Fagocito il tuo
"Prego?"
M’immolo e torno a casa
In attesa della prossima ustione
Lavoro sulla mia lenta digestione
Ed il
"Prego?"
È lì che si affaccia
Proponendomi
Sornione
Una verace depressione.
Prego,
Prega qualcun altro
Oggi di pregare
Non ho voglia peraltro
Dato che il Buon Dio
È in subaffitto
E la provvigione
È scaduta Ieri l’altro.
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ulianov:
ahimé sì, un po dolorosa e acerba ma a me sembra che la melodia compensi certe imperfezioni stilistiche. Che ne pensi?
devill:
adoro un sacco